CONVOCATORIA ECOLOGISTA
TARANTO 2022

La marginalità è un luogo radicale di possibilità, uno spazio di resistenza. […] un luogo capace di offrirci la condizione di una prospettiva radicale da cui guardare, creare, immaginare alternative e nuovi mondi. Non si tratta di una nozione mitica di marginalità. E’ frutto di esperienze vissute. (bell hooks)

La COP27 si avvicina, portando con sé tutte le sue evidenti contraddizioni. Sappiamo fin troppo bene che le élite politiche ed economiche non lavorano per noi, ma contro di noi. La mobilitazione senza precedenti della COP26 ha riunito coloro che si impegnano per la giustizia sociale e climatica sotto una stessa lotta. Vogliamo rimanere unite.

Vi invitiamo a un incontro di condivisione collettiva di esperienze, conoscenze, visioni, obiettivi, desideri e pratiche. A un momento di comunità e pianificazione. Intendiamo condividere le lotte locali dai confini del Mediterraneo e rivolgerci alle geografie di colonizzazione di popoli, risorse, relazioni, narrative e Storie. Vogliamo aprire percorsi di riparazione, cura e lotta, localmente – verso il Sud Italia – e globalmente. La CONVOCATORIA ECOLOGISTA è intesa come uno spazio incentrato sulla solidarietà internazionale. Dove speriamo di costruire nuovi modelli di interconnessione e resistenza collettiva all’interno di un quadro di autodeterminazione, ma anche nell’ottica di una visione progettuale e conflittuale unitaria anche nelle differenze. Dove intendiamo aprire un confronto sulle pratiche e le strategie ecologiste attraverso immaginari che superino le dicotomie.

Vogliamo basare il nostro incontro sull’intersezionalità, dove la comprensione del ricatto ecologico è strettamente legata al processo di marginalizzazione intesa anche come violenza epistemica, ovvero espropriazione di saperi e pratiche comunitarie – uno degli elementi fondanti attraverso il quale si riproduce il rapporto virtuoso sapere-potere.

Il Sud Italia è un territorio in cui il processo storicamente determinato della colonizzazione interna è inscindibile dalla crisi ecologica. Una regione che è stata marginalizzata e al contempo contaminata. Dove gli ecosistemi e le comunità sono stati spezzati sia al loro interno che nella loro interdipendenza. Intendiamo riflettere alle implicazioni geo-politiche di relazioni, immaginari e risorse. E a sistemi a venire immaginati da e come comunità locali e globali.
 
Da un lato, ri-politicizzare la condizione di violenza strutturale insita nei nostri corpi e territori enunciando le molteplici forme di dominio (eteropatriarcato, colonialità, antropocentrismo, estrattivismo) e le contraddizioni in atto nei processi di sfruttamento capitalistico che devastano la riproduzione sociale. Dall’altro, inventare, ri-articolare e contaminarci attraverso le plurime pratiche ed azioni dirette che ci permettono di resistere alla fine del mese e alla fine del mondo.